lunedì 16 marzo 2015

Recensione: "Proibito" di Tabitha Suzuma

Si possono chiudere gli occhi davanti a ciò che non si vuole vedere, ma non si può chiudere il cuore davanti a ciò che non si vuole sentire.


  Titolo: Proibito
  Autore: Tabitha Suzuma
  Editore: Mondadori
  Pagine: 354
  Prezzo: € 16,00
  Data di pubblicazione: 25 Gennaio 2011

 Trama
Fuori,nel mondo,Lochan non si è mai sentito a suo agio. Gli altri sono tutti estranei,alieni... Solo a casa riesce a essere se stesso.
Maya ha sedici anni, è una ragazza sensibile, delicata e molto più matura di quello che la sua età richiederebbe.
Lochan e Maya sono fratelli, e hanno altri tre fratellini da accudire: Kit,Tiffin e Willa sono la loro ragione di vita e la loro preoccupazione più grande, da quando il padre li ha abbandonati per una nuova famiglia e la madre ha iniziato a bere, si è trovata un altro uomo e a casa non c'è mai.
I giorni passano e solo una cosa ha senso: essere vicini,insieme,legati, forti contro tutto e tutti. Per Maya, Lochan è il migliore amico. Per Lochan, Maya è l'unica confidente.
Finchè la complicità li trascina in un vortice di sentimenti, verso l'irreparabile. Qualcosa di terribile e meraviglioso allo stesso tempo, inaspettato ma in qualche modo anche così naturale.
Qualcosa che, ancor prima di iniziare, è già condannato.


               La mia recensione
Ho pensato di iniziare questa recensione in tre mila modi diversi,se non di più.
Avevo deciso di cominciare con un bel riassunto,giusto quattro paroline in croce per dare l'idea della storia in generale... In realtà un riassunto di questo libro è impossibile scriverlo o anche raccontarlo a parole, perchè susciterebbe una reazione completamente non adatta a ciò che è in realtà la storia, anche se proprio quella sarebbe la reazione giusta,ma in qualche modo anche sbagliata. Alla fine la missione è fallita. Miseramente.

Poi ho pensato di cominciare descrivendo tutti i sentimenti coinvolti in questa turbolenta lettura e, credetemi, sono stati parecchi, diversi, contrari eppure forti, travolgenti. Da mozzare il fiato.
Al secondo tentativo fallito, avevo rinunciato del tutto alla recensione.

Ho preso il libro tra le mani e, tra il fissare la copertina e il cercare un modo per "magicamente" trasferire nero su bianco ciò che queste pagine contengono, ho finalmente trovato ciò che istintivamente ho riconosciuto come "ispirazione"... 

           "Molti non capiranno il vostro amore per questo libro.
                         Fino a quando non lo leggeranno."
E la Watersone's (casa editrice) con queste parole ci ha proprio preso...

 E poi Bookseller scrive:   "Magnificamente scritto,lascerà il segno."

E la verità è che di segni ne ha lasciati tanti, troppi, dolorosi, invasivi.
Tabitha Suzuma ha proprio colto nel segno scrivendo questa incredibile storia.
Ma, devo essere sincera, all'inizio ero del tutto scettica, nonostante le varie critiche assolutamente positive ricevute, l'ho aggiunto e tolto dalla lista di Amazon talmente tante volte e talmente tanto in fretta che ci avevo rinunciato. Ma ero curiosa, e lo ero davvero tanto, ma allo stesso tempo non vedevo come fosse possibile, per l'autrice, scrivere di un argomento considerato "tabù" senza inciampare nell'ovvio e ricadere nella vecchia trappola della pesantezza e della banalità. Beh, piccolo spoiler, non ci è caduta.
La Suzuma ha filato la sua tela in modo assolutamente intelligente, intrigante, sconvolgente. Ed io mi sono ritrovata ad essere una piccola mosca che, attratta dall'ignoto, si è avvicinata alla rete per essere catturata, torturata e finita nel giro di 354 pagine.

Senza cadere negli spoiler, quello di Lochan e Maya potrebbe essere definito il tipico incesto alla "Game of Thrones" (e si, Jaime e Cersei Lannister,sto puntando gli occhi proprio verso di voi!); la realtà è tutt'altra storia. Si, è senz'altro un incesto quello di cui stiamo parlando e verso cui puntiamo il nostro dito accusatore (so che lo state facendo) ma non è solo quello.
Questa, cari lettori, è una storia d'amore, una di quelle non banali, bellissime, spontanee, coinvolgenti, assolutamente sbagliate ma innegabilmente così giuste.

Lochan e Maya sono fratelli; la madre vive nell'ombra,mostrando il proprio "amore" ad un uomo che non è il padre dei suoi figli (assente anche lui), incurante del fatto che Lochan e Maya, seppure considerati "grandi", devono fare da madre e padre ai fratelli più piccoli che si ritrovano come "genitori" due ragazzini di sedici e diciotto anni. E questo probabilmente basta a giustificare il loro attaccamento considerato "morboso" che comunque non avviene subito; l'autrice non ti sbatte in faccia il fatto compiuto ma ti lascia il tempo di apprendere,metabolizzare e accettare,tramite i due diversi se pur simili punti di vista, il legame assolutamente inusuale tra i due.
Nella solitudine di una vita non vissuta, nella paura di essere scoperti dagli assistenti sociali che potrebbero separarli, nel timore di perdere quel che resta della loro famiglia (incasinata,certo,ma pur sempre famiglia) Lochan e Maya si trovano, si spingono l'uno verso l'altra in un modo sbagliato per il resto del mondo ma dannatamente giusto per loro. Lo fanno così, in maniera del tutto naturale, spontanea, quasi come respirare.
E da li in poi è tutta in salita; una serie di curve, ostacoli e colpi di scena che ti spingono, alla fine, a fare addirittura il tifo per loro, per il loro amore "sbagliato"; leggi e speri in un lieto fine che sai (perchè lo sai!) non avverrà mai.

Tabitha Suzuma è riuscita nell'impossiblie: trasformare quello che per tutti è un "tabù" in un'incantevole storia d'amore; niente perversione, niente di scandaloso o imperdonabile (a parer mio), tutto completamente sorprendente, quasi destinato ad esistere, tutto assolutamente "proibito".

Il mio consiglio? LEGGETELO. Non importa se non siete attratti dalle storie d'amore; questo libro vi farà aprire gli occhi sul mondo, su come dovrebbe essere, su ciò che manca, sulla libertà che ogni individuo dovrebbe avere...
Sul combattere per ciò che si vuole...
Sul  coraggio di sacrificarsi per ciò che si ama.

Quand è che ci si arrende, che si decide che il troppo è troppo? La risposta è una sola. Mai. (-Lochan- capitolo 26, pagina 344)

 - Lily .



                                                                               

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